Percorso n°19

Info Utili:

Durata totale uscita: 2,5 ore
Segnaletica: Sentieri Soft 05, CAI 12, CAI 11
Fontane: Loc. Tamburino, Loc. Casacce
Dislivello totale in salita: N.R.
Periodo consigliato: Tutto L'anno


 


In prossimità del Tamburino.

 


Gruppo al Tamburino

 


Loc. Casacce in inverno

 


Chiesa di Barbiana



Partenza da Borgo, ci dirigiamo verso Sagginale, superata la frazione proseguiamo fino a raggiungere il Bivio per San Martino a Scopeto. Inizia la salita per strada asfaltata. Si prosegue fino al paese, si supera la chiesa e si scende brevemente, si incrociano alcune deviazioni con stradelle sterrate che tralasciamo, si sale per la seconda deviazione a Dx g12g (Soft 05) quasi in linea retta con la strada principale.
La strada sale decisamente prima su fondo sterrato poi cementato. Dopo una bella fatica si raggiunge "Montauto di Sotto", la strada a Dx ci riporterebbe a S,Martino, noi dobbiamo proseguire in salita, fino a raggiungere le ultime case di Montauto.

 

KM totali

KM parziali

Slm

Dsl %

Media

Tmp parziale

Tmp Totale

Borgo San Lorenzo

0

0

193

0.00

 

 

 

Bivio S.Martino

6.6

6.6

180

-0.20

24.00

0.16.30

0.16.30

S.Martino

10.4

3.8

316

3.58

15.00

0.15.12

0.31.42

Montauto

13.2

2.8

567

8.96

7.00

0.24.00

0.55.42

bivio per Colognole

14.6

1.4

754

13.36

7.00

0.12.00

1.07.42

Tamburino

15.8

1.2

804

4.17

12.00

0.06.00

1.13.42

Casacce

17.1

1.3

668

-10.46

15.00

0.05.12

1.18.54

Bivio S.Martino

22.5

5.4

180

-9.04

40.00

0.08.06

1.27.00

Borgo San Lorenzo

29.1

6.6

193

0.20

25.00

0.15.50

1.42.50

Si segue il sentiero a Sx, quello che gira sopra la casa colonica. Il sentiero ora entra completamente nel bosco, si continua decisi a mezza costa fino ad immettersi in un sentiero più largo; a questo punto svoltiamo sulla Dx e affrontiamo un primo strappo , un piccolo tratto che ci permette di rifiatare e poi ancora un "muro" che richiede l'uso di tutte le marce della nostra bici. In cima alla salita continuiamo a dritto in breve discesa fino ad arrivare sulla strada bianca principale. Svoltando a Dx in pochi Km si arriva in località Tamburino. Alla trattoria "La bottega di Montegiovi". Qui è dovuta una pausa per un doveroso recupero di forze, per bere e fare uno spuntino.


Per il ritorno abbiamo varie possibilità. In questa occasione consigliamo il ritorno da Barbiana. Prima di raggiungere il casolare del Tamburino sulla Dx troviamo un sentiero segnato CAI g11g. Seguiamo con attenzione i segnali, passiamo una catena e proseguiamo in discesa, si guadano alcuni rigagnoli di sorgive che nella stagione secca possono essere privi di acqua e tenendo la nostra DX seguiamo i segnali CAI. Da qui in poi occorre un po' di attenzione il fondo è sconnesso e il sentiero non è sempre ben distinguibile, bisognerà scendere di bici più di una volta ma in breve, raggiungiamo un casolare abbandonato "Le Casacce", qui si trova anche una rigogliosa sorgente di acqua fresca, attraversiamo il prato fino a trovare con facilità la strada che in discesa ci porterà velocemente in località Castello. Al bivio possiamo voltare a Dx e raggiungere la Chiesa di Barbiana.
Visitata la Chiesa, che purtroppo è quasi sempre chiusa, resa famosa dall'esperienza di Don Milani, possiamo poi scendere fino al piccolo cimitero che conserva la tomba del famoso sacerdote. Continuando la discesa tenendo la Sx passiamo da Padulivo, luoghi resi tristemente famosi dall'eccidio Nazzista. Sempre in discesa giù fino alla strada asfaltata che ci riporta all'incrocio per S.Martino a Scopeto a Sx si continua fino ad arrivare alla strada principale all'incrocio a Sx e ora non ci resta che pedalare fino a BSL.
Il giro di oggi è stato caratterizzato dall'incontro con un capriolo e con un branco di Cinghiali che sono sbucati improvvisamente dal folto del bosco attraversando il sentiero per risalire le pendici del monte

Ambiente e storia del luogo:

Barbiana e Don Milani

Barbiana è un piccolo nucleo di case sparse sulle pendici del Monte Giovi nel Mugello e non sarebbe noto se non fosse che vi ha vissuto e vi ha svolto la sua opera pastorale un prete eccezionale, una figura grandissima della Chiesa di tutti i tempi: Don Lorenzo Milani. Credo che tutti sappiano chi sia e cosa abbia fatto nel corso della sue breve vita ma basti ricordare che da quel povero prete è partito un messaggio che si è diffuso in tutto il mondo.

il Di lui David Maria Turoldo dice:
"Il fenomeno di Don Milani non si spiega che con il segreto della
santità. Ciò vuole dire che si deve uscire dalle nostre logiche: qui
c'è il mistero di Dio, un Dio che non è fuori della storia, né fuori
dalla vita dell'uomo. Si tratta di credergli e rispondergli. E nella
misura in cui si dice di sì si diventa esplosivi e rivoluzionari. Cioè
si entra in un'altra logica, che è appunto la logica di Dio".

Il 13 luglio del 1947 viene ordinato sacerdote nella Basilica di Santa Maria del Fiore dal cardinale Dalla Costa: viene, quindi, mandato come cappellano nel grosso borgo di San Donato di Calenzano dove arriva il 9 ottobre del "47 in una brutta giornata di pioggia dove è destinato a dare una mano all'anziano parroco don Daniele Pugi. In questo paese inizia l'elaborazione del catechismo storico, fonda la scuola popolare, dà inizio al nucleo forte di "Esperienze Pastorali" e il fatidico 18 aprile del "48 si schiera, non senza contrasti, con la D.C. obbedendo agli ordini dei suoi superiori gerarchici e invitando la popolazione a fare altrettanto. Nel 1951 si ammala di tubercolosi, muore poi l'anziano proposto don Daniele Pugi e poi, a causa dei suoi contrasti con la gerarchia ecclesiastica, nel 1954 viene trasferito nella parrocchia di Sant'Andrea a Barbiana, 475 m. s.l.m. alle pendici del Monte Giovi in Mugello: è una vera e propria punizione. Il 16 dicembre 1954, anche stavolta in una brutta giornata di pioggia, Don Lorenzo arriva a Barbiana: non c'è la strada, non c'è la luce, non c'è l'acqua, non c'è neppure il paese visto che si tratta di pochi casolari sparsi lungo il crinale del monte. Il nuovo priore non si perde d'animo e come primo segno del suo impegno acquista subito un posto nel piccolo cimitero: fonda una scuola per i suoi ragazzi "montanini", dove i poveri imparino la lingua che, sola, li può rendere uguali; una esperienza unica nel suo genere e, forse, irripetibile. Sono molti gli intellettuali che, attratti dalla sua figura, lo vengono a visitare: Pietro Ingrao, Aldo Capitini (il teorico della non violenza). Nel marzo 1958 viene pubblicato "Esperienze Pastorali" con l'imprimatur del cardinale: il tema di fondo è la nuova pastorale utile a ricostruire un rapporto con la classe operaia, con i poveri: tra gli estimatori del capolavoro di Don Lorenzo ricordiamo Luigi Einaudi, don Primo Mazzolari, monsignor Giulio Facibeni. Il libro suscita molte polemiche e il 15 dicembre dello stesso anno il Santo Uffizio ordina il ritiro dal commercio dell'opera e ne proibisce la ristampa perché il testo è giudicato "inopportuno": tirano la volata al Sant'Uffizio la "Settimana del clero" e "Civiltà Cattolica" con due stroncature del libro. IL 28 ottobre 1958 diventa papa Giovanni XXIII che convocherà il Concilio Vaticano II, una vera rivoluzione per la Chiesa: Don Lorenzo scrive dell'agosto del "59 "Un muro di foglio e di incenso", uno straordinario documento che precorre la nuova impostazione conciliare sui rapporti interni alla Chiesa Cattolica e lo invia a Nicola Pistelli, direttore di Politica, una rivista della sinistra cattolica, ma questi non ha il coraggio di pubblicarlo. Nel 1960 iniziano a manifestarsi i primi sintomi del tumore ai polmoni, un linfogranuloma maligno, che lo porterà alla morte. Nel 1962 diviene arcivescovo di Firenze Ermenegildo Florit che diverrà un suo acerrimo "persecutore". L'11 febbraio 1965, nel corso di una assemblea, i cappellani militari della Toscana definiscono l'obiezione di coscienza una "espressione di viltà": Don Lorenzo elabora la risposta ai cappellani militari e difende il diritto ad obiettare ma, soprattutto, il diritto a non obbedire acriticamente; la risposta viene pubblicata da "Rinascita" il 6 marzo ed esplode la polemica con il priore che viene minacciato di essere sospeso "a divinis" dal cardinale Florit e che viene, addirittura, denunciato da alcuni ex-combattenti alla procura di Firenze. Viene processato insieme al vice-direttore responsabile di "Rinascita", Luca Pavolini, per apologia di reato a Roma, dove si stampa la rivista comunista. In vista del processo, non potendovi partecipare perché malato, prepara la "Lettera ai giudici": il 15 febbraio 1966 i giudici romani, dopo tre ore di camera di consiglio, assolvono Lorenzo Milani e Luca Pavolini perché il fatto non costituisce reato; Don Lorenzo morirà prima del processo di appello in cui la corte sentenzierà la condanna per Pavolini a cinque mesi e dieci giorni mentre per il priore di Barbiana "il reato è estinto per morte del reo". Nonostante la grave malattia prepara "La lettera ad una professoressa" contro la scuola classista che boccia i poveri: una rampogna agli intellettuali al servizio di una sola classe, scritta collettivamente dai ragazzi della scuola di Barbiana e che verrà pubblicata nel maggio del 1967 e che contiene trancianti giudizi sulla scuola italiana; una delle sue opere più famose tradotte in tutto il mondo. Nel marzo del 1967 il priore si trasferisce in via Masaccio a Firenze in casa della madre: la malattia gli impedisce di parlare e comunica con dei biglietti; due giorni prima di morire borbotterà con la consueta ironia "Un grande miracolo sta avvenendo in questa stanza: un cammello che passa per la cruna di un ago". Muore il 26 giugno 1967 ad appena 44 anni: viene sepolto nel piccolo cimitero di Barbiana , dove aveva acquistato un posto non appena vi era stato trasferito, con addosso i paramenti sacri e gli scarponi da montagna ai piedi.

D.B.

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