Percorso n°34

Croce Del Pratomagno

Info Utili:

Luogo di partenza: Borgo S. Lorenzo(Fi), quota 193 m. slm.
Luogo di max. altezza: Croce del Pratomagno 1591 m. slm.

Luogo di arrivo:
Borgo S. Lorenzo(Fi), quota 193 m. slm.
Durata totale uscita:
11 ore
Segnaletica: Sent.00
Fonti: Il Crocione, Passo della Consuma, Secchieta .
Dislivello totale in salita: 2453 m. slm.
Periodo consigliato: Maggio-Ottobre
Per mangiare: Bar-Ristorante Giuntini, Fraz. Secchieta 055 862042 Cell 339 7643040.

Caratteristiche:
Percorso con 55% di asfalto e 45% di sterrato. Il percorso sale in quota da Londa fino al crinale 00 che viene percorso fino al Pratomagno e ritorno a Secchieta, per poi prendere la strada asfaltata che scende a Vallombrosa, Pelago, Pontassieve.
Percorso molto impegnativo per un totale di 140 km in 8 ore di movimento ed un'uscita di 11 ore in totale.

 

Passaggio sul sent. 00

Gruppo in prossimità della centrale eolica

La Croce del Pratomagno

Il Gruppo al Rifugio "Giuntini"


Partenza da Borgo S.L. in direzione Vicchio, si transita da Vicchio, si continua per Dicomano sulla Statale 67, transitati da Dicomano si prosegue per Contea dove si devia a sx per Londa, arrivati al paese si prende a dx del ponte in direzione Vierle, si prosegue in salita su asfalto dritti tralasciando le varie deviazioni compresa quella per Vierle che tralasciamo sulla dx. Circa al 30° Km la strada si fa sterrata e dopo poco arriviamo ad un bivio che prendiamo a sx dopo circa un km su di un ampio curvone che gira a sx, c’è una fonte situata sulla dx del fondo stradale non visibile dalla stessa. Si prosegue ancora per circa un Km fino ad immettersi in prossimità di una croce in ferro sul sentiero g00g (Croce a Mori- Consuma), si prende a dx e dopo circa 300 metri sulla sx in prossimità di una quercia c’è un piccolo viottolo che porta in pochi metri ad una sorgente d’acqua molto fresca. Si prosegue sul segnavia g00g in direzione Consuma, la strada è ampia e tutta in quota il fondo è ottimo nel periodo estivo.
Circa al 37° Km ci troviamo ad un bivio, prendiamo a dx quello segnato con i classici segni rosso/bianco, dopo circa 1,5 km ci troviamo a un incrocio con tre strade, prendiamo la rampa centrale molto sconnessa e proseguiamo in bici fino ad un’altra salita molto tosta in cui bisogna mettere anche il piede a terra per spingere a mano al bici. Dopo questa asperità il sentiero g00g si fa più ampio e completamente pedalabile fino ad arrivare in breve al Passo della Consuma (1050 mt.).
Dal passo scendiamo alla Consuma dove troviamo una piazzetta con una fontana, imbocchiamo la strada asfaltata sulla sx che sale tra villette in direzione sud. Si continua la strada che si fa sterrata, ma sempre con fondo buono fino ad incontrare la Croce di Ribono. Si continua tra abetie poi fra bellissime faggete, poi in leggera salita sino a toccare il Poggio Sambuchello (1212 m) e poi il Poggio Atello (1261m). Dal Poggio Atello si prosegue in leggera discesa tra le faggete sulla dx del crinale sino ad arrivare al Passo Croce Vecchia (1201 m) dove incrociamo la strada asfaltata Secchieta-Montemignaio.
Da qui tralasciamo la strada asfaltata e proseguiamo su ripida salita sterrata del sentiero g00g che si discosta dalla strada fino a rincrociare di nuovo l'asfalto in prossimità di un tornante, da qui proseguiamo sino al Monte Secchieta su breve tratto asfaltato, tralasciamo sulla sx il Rifugio Bar-Ristorante Giuntini (dove fissiamo il pranzo per il ritorno), proseguiamo sulla strada sterrata che aggira il crinale sulla sx, in leggera discesa, per circa 10Km per poi risalire (circa 5 Km) fino alla Base del ripido pratone che conduce ai piedi della "maestosa" Croce del Pratomagno realizzata in acciaio. Per arrivare in prossimità della croce è necessario affrontare una ripida salita, ma la fatica è compensata dal magnifico scenario che si può ammirare dalla sommità.
Da qui di scende per pratoni in ripida discesa sino a reincontrare la strada sterrata che ripercorreremo a ritroso sino al rifugio del Secchieta.
Sosta per il pranzo (Un grazie alla signora del Rifugio Giuntini per l'ottima e abbondante pastasciutta, seguita da una buonissima crostata).
Da qui per il ritorno ci sono varie soluzioni, noi decidiamo di rientrare percorrendo tutto asfalto, per cui scendiamo a Croce Vecchia e ci dirigiamo a Vallombrosa attraverso fresche abetie, Dopo una sosta all'Abazia di Vallombrosa scendiamo verso Tosi per poi raggiungere Pelago e da qui Pontassieve, poi percorriamo tutta la val di Sieve attraverso la statale che ci conduce a Dicomano, da qui la strada "vecchia" fino a Ponte A Vicchio per un breve ristoro a base di Birra. Poi il rientro a Borgo.
Giro molto impegnativo soprattutto in riferimento al notevole dislivello affrontato e dalla lunghezza del percorso (140Km per 8 ore di pedalata, per un'uscita di 11 ore comprese le soste)

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Ambiente e storia del luogo:  

Il Pratomagno:
Il Massiccio del Pratomagno è un lungo comprensorio montuoso lungo circa 30 km che separa la valle del Casentino (percorsa dall'Arno) dal Valdarno Superiore e che corre quasi parallelamente all'Appennino Tosco Romagnolo in direzione nordovest sudest.
Caratteristiche geologiche: il Pratomagno, da un punto di vista geologico, rappresenta una dorsale costituita dal Macigno del Chianti nella parte culminante mentre nella parte settentrionale e in quella sub-occidentale predomina il più giovane Macigno del Mugello: il Macigno del Chianti è caratterizzato da una alternanza di arenari di forte spessore e di colore grigioazzurro e gialloocraceo con strati di argilliti scistose e siliti ed ha avuto origine nel periodo oligocenico; il Macigno del Mugello presenta, invece, una alternanza di siltiti e argilliti, marne ed arenarie ed ha avuto origine nell'Oligocene superiore e nel Miocene inferiore.
Cenni storici: il massiccio del Pratomagno è sempre stato abitato dall'uomo fin dalle epoche più remote, addirittura dall'età della pietra come dimostrano alcuni reperti, la presenza degli Etruschi è attestata, dal grandioso tempio (costruito sulla via di collegamento Chiusi Arezzo Bologna) sopra il quale è stata edificata la Pieve di S. Antonino a Socana e del quale restano visibili attualmente la grande area per sacrifici e la gradinata di accesso. Ambedue i versanti del Pratomagno furono percorsi da importanti vie consolari romane: quello casentinese dalla "Flaminia Minore", che andava da Arezzo a Bologna, e quello valdarnese dalla "Cassia Vetus" che corrispondeva all'attuale strada dei Setteponti, mentre erano già noti i valichi di Gastra, Reggello e della Crocina. La civiltà romana, che portò ad una sistematica riorganizzazione del territorio in centurie, è testimoniata dai numerosi ponti che attraversavano l'Arno: Ponte a Buriano, Vado, Lena di Sabbiano; ai Romani subentrarono i Longobardi fino a che verso l'anno Mille si assiste alla costruzione di castelli da difesa da parte dei feudatari, il più monumentale dei quali è certamente il castello dei Conti Guidi a Poppi, del XIII° sec. Nei sec. XIII° e XIV° l'area del Pratomagno subì pesantemente la conflittualità armata tra Firenze ed Arezzo che terminò solo con la sottomissione di quest'ultima città avvenuta nel 1384; si ebbe poi un periodo di prosperità grazie alle strade che ne percorrevano i pendii e grazie alle numerosi Pievi che si ergevano alla sua base e che costituivano una grande forza di aggregazione sociale: Buiano, San Cassiano, Pieve a Socana, San Pietro a Propina (il cui distretto si estendeva dal corso dell'Arno al crinale del Pratomagno e che nel 1300 aveva più di 30 chiese dipendenti). Nel 1500 l'asse viario si inizia a spostare per cui cominciano ad acquisire sempre più importanza le strade poste al di là dell'Arno: nel versante casentinese la strada per S. Mama, Rassina, Bibbiena; nel versante valdarnese la via per Levane, Montevarchi, S. Giovanni, Figline e questo comportò sempre più l'emarginazione del Pratomagno ed il suo spopolamento.

La Croce del Pratomagno:
Fu inaugurata nel ferragosto del 1928 a quota 1591, a due passi dalla vetta più alta del Pratomagno (il Monte Pianellaccio m. 1593), si tratta di una grande croce modulare in ferro che domina tutto il massiccio ed è visibile da grande distanza.

Vallombrosa:
L'Abbazia di Vallombrosa immersa tra boschi di abete bianco e faggio risale all'XI secolo. I Monaci Benedettini che tutt'oggi la abitano, fin dal '600 si dedicarono alla selvicoltura, alla coltivazione dell'abete bianco e alla selezione di erbe officinali.

A.S.

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